Oggi iniziamo la giornata con un invito all’ascolto, e lo facciamo insieme a Maria Loretta Giraldo, autrice di Voglio voglio! (edito Bohem press), che racconta la storia di un piccolo Re e del suo continuo lamento: “Voglio… Voglio…” A Maria Loretta abbiamo chiesto perché l’ascolto è un momento che in famiglia può rivelarsi tanto complicato: stanchezza, mancanza di tempo, certo, ma forse anche il fatto che raramente ricordiamo che i bambini sono delle “persone piccole”. Grazie Maria Loretta!
COME È NATA L'IDEA DEL LIBRO?
Le storie, anche quelle piccole, per funzionare hanno bisogno di una idea forte e precisa che a volte arriva per caso, da una scena vista, da una frase sentita, da un gesto. Questa mi è venuta un giorno in un negozio: una mamma, sbottando, ha comprato l’ennesima (l’ha detto lei stessa!) macchinina al suo bambino che pestava i piedi. ‘Voglio, voglio!’, appunto. Ha ceduto facilmente. In fondo cedere costa minore fatica. Giuro che il bambino, mentre sorrideva vittorioso con il suo giocattolino nuovo in mano, in quel momento mi ha fatto pena. E così, tornata a casa ho scritto ‘Voglio voglio!’.
STORIA SEMPLICE MA CHE AFFRONTA UN ARGOMENTO COMPLESSO, QUELLO DELL'ASCOLTO DEI BAMBINI: PIÙ CHE UN RACCONTO PER PICCOLI, È UN RICHIAMO AI LORO GENITORI. E' COSÌ?
Più che un richiamo ai grandi, si tratta di un invito alla riflessione. I giocattoli sono importanti, ma il nostro esserci, a giocare con loro, vale molto di più. Quando i miei nipoti, Francesco e Anna, erano piccoli, mi divertivo a fare in questo modo: inventavo una minuscola storia di cui noi tre eravamo i protagonisti. La più bella era quella di un piccolo lupo (Anna aveva paura del Lupo), sperduto nella neve. Lo prendevamo in braccio, lo avvolgevamo nella coperta, gli scaldavamo il latte nel pentolino, lo mettevamo a dormire nella cesta accanto al fuoco del caminetto. Eravamo così felici e soddisfatti a vedere quel cucciolo che dormiva sereno, sano e salvo. Naturalmente non c’erano né lupacchiotti, né fuochi, né pentolini, né ceste. Solo noi. Ma i gesti erano precisi e compiuti come se tutto fosse reale. I bambini vedono anche quello che non c’è. E intanto imparano a sognare, a immaginare, a essere creativi. A provare emozioni e sentimenti di cura e di pietà …e a vincere le paure.
PERCHÉ L'ASCOLTO È UN MOMENTO CHE IN FAMIGLIA PUÒ RIVELARSI TANTO DIFFICILE?
Si tira in ballo la stanchezza, la mancanza di tempo. Motivazioni effettive, vere, reali, ma lo sono fino a un certo punto. Il problema è che abbiamo disimparato ad ascoltarci l’un l’altro. I bambini poi difficilmente sono visti come ‘piccole persone’. È sempre stato così. Gli adulti insegnano, vietano, concedono, chiedono che voto hai avuto a scuola, e come è andata la partita. Eccetera eccetera. Difficilmente domandano: “Ma tu sei felice?”.
COME SI È SVOLTA LA COLLABORAZIONE CON L'ILLUSTRATRICE NICOLETTA BERTELLE?
Nicoletta è magica. Ha una magia dentro l’animo che si trasforma in forme e colori. Con lei ho condiviso moltissimi libri, di diverso genere, usciti presso vari editori italiani ed esteri, (lo stesso ‘Voglio voglio!’ originariamente è stato pubblicato in lingua tedesca da una casa editrice di Zurigo). Noi due abbiamo, si può dire, un’affinità di pensiero. Quando le invio una storia so già che lei troverà una chiave particolare per estenderla ulteriormente con le sue meravigliose immagini. Anche per ‘Voglio Voglio!’ è stato così. Lo si vede. Via via che si sfogliano le pagine e la voce di Piccolo Re cresce di volume, allo stesso modo cresce anche la sua figura, fino a riempire l’intera facciata.
COME AUTRICE DI MOLTISSIMI LIBRI E FILASTROCCHE PER BAMBINI, QUALI SONO SECONDO TE I TEMI PIÙ DIFFICILI DA RACCONTARE E "TRADURRE" IN UN LINGUAGGIO ADATTO AI GIOVANI LETTORI? QUALI LE COSE CHE INVECE PIÙ LI APPASSIONANO?
Mi piace far ridere e far pensare, inventare astronavi o scrivere romanzi di storia, prendere per protagonisti animali che insegnano qualcosa, o adulti e bambini in cui ci si possa riconoscere. Ma le mie preferite sono le filastrocche. Sono veloci, arrivano in un attimo. Cantano rime. Ne ho scritte davvero tantissime. I temi più cari, che vorrei trasmettere perché ritengo siano il sale (e lo zucchero) della vita sono l’amicizia, l’amore, il rispetto per tutte le creature, la curiosità e lo stupore per la bellezza della natura e per la grandiosità del cielo. Infine, il "mettersi nei panni degli altri". Questo tema lo cito da ultimo e separato, per dargli importanza, perché credo che in questo momento sia quello da tenere più presente.